Nonostante lo sviluppo continuo di nuove tecnologie e metodologie di saldatura, i fili autosaldanti ad anima di flussante sono ancora in voga per quanto riguarda le ferramenta e la saldatura. Attualmente vengono utilizzati per il montaggio su linee automatiche e per la ripresa di difetti.

Tipologie di autosaldanti.

I fili autosaldanti ad anima di flussante sono fornibili in tre tipi di anima con caratteristiche differenti mirate al tipo di utilizzo:

NO CLEAN: si tratta di fili a basso residuo che contengono lo stesso tipo di resine presenti nei normali fili autosaldanti, ma in quantità minore. Il flussante in esso contenuto è di tipo sintetico evaporabile, caratteristica che permette una maggior velocità di saldatura con un residuo praticamente nullo.

 RESISTANN: il contenuto di resina è maggiore rispetto al NO CLEAN, particolarmente adatto alla saldatura manuale e automatica. A base colo fonica, è una tipologia di filo i cui residui di flussante contenuto non risultano essere corrosivi e possono essere tralasciati o trattati con solvente per la completa eliminazione in modo semplice ed efficace.

ANOSSISTANN: è indicato per la saldatura su componenti metallici ossidati (quali rame, ferro e leghe derivanti). L’anima di flussante al suo interno è di tipo acido (poco superiore al Resistann) ed è quindi consigliato il lavaggio a intervento completato.

Per cosa vengono impiegati gli autosaldanti

I fili autosaldanti ricoprono ancora un ruolo importante sia nell’utilizzo manuale che nel montaggio di linee automatiche. L’impiego di tali fili dipende dalla loro tipologia:

Tipo ANOSSISTANN: contiene un flussante pari al 2,8 +/- 0,4 %, il ciò conferisce alla lega una grande capacità di penetrazione, è indicata quindi per superfici come bronzo, ottone e ferro.

Tipo NO CLEAN:  Studiati per la ripresa di difetti su schede già lavate o da non lavare, i fili a basso residuo contengono le stesse resine dei fili standard in quantità minori (1,2 – 1,5%). I fili No-clean contengono flussante sintetico evaporabile e permettono alta velocità di saldatura, nonostante il basso contenuto di flusso incorporato, con residuo praticamente nullo.

Tipo RESISTANN: Contengono una percentuale di resina che va dal 2 al 2,7%. Adatti per saldature manuali e in automatico, i residui di flussante non sono corrosivi e possono essere lasciati sul posto oppure lavati con solventi.

Leghe per l’elettronica

Nell’elettronica è importante il discorso legato alle leghe metalliche utilizzate, sia per le componenti che per le saldature. Oppure in termini più  aulici: ‘’brasatura dolce in elettronica’’. La saldatura in elettronica non è nient’altro che l’unione di componenti elettronici, di pcb o circuiti per la realizzazione di schede elettroniche (ad es. la scheda madre di un PC). Utilizzati per costruire un apparecchio elettronico.

Leghe utilizzate: Filo di stagno.

Da sempre, in elettronica, viene utilizzato il ‘’Filo di stagno’’. Composto da lega di Stagno Sn e piombo Pb in percentuali rispettivamente di 60 % e 40 %, con l’aggiunta all’interno di un flussante. Data una direttiva europea del 2006, le percentuali utilizzabili sono fissate allo 0,1 % del peso del materiale omogeneo per ogni sostanza. A differenza del cadmio che ha limite allo 0,01 % (come materiale omogeneo si intende una singola che teoricamente potrebbe essere separata da altre sostanze).

Per l’uso normale usare un diametro da 0,8-1 mm. La temperatura di fusione di questa lega è intorno ai 250 °C, mentre quella del disossidante intorno ai 300 °C. La punta del saldatore va tenuta intorno ai 350-380 °C. Aumentare la temperatura anche a più di 400 °C quando bisogna operare su grossi componenti e non mantenere questa temperatura troppo a lungo quando non serve per evitare un consumo prematuro della punta del saldatore.

Saldatura a stagno in elettronica.

La saldatura a stagno è il metodo usato in elettronica per collegare fra loro i diversi componenti di un circuito; essa ha due funzioni: 1) quella di realizzare la continuità elettrica; 2) quella di fissare meccanicamente i pezzi. Si tratta di una tecnica molto semplice, ma che va praticata con cura se si vogliono evitare problemi. La saldatura a stagno consente di fissare i componenti sulle basette per realizzare o riparare i circuiti. Capita spesso di trovare su riviste o nei negozi dei circuiti che bisogna solo assemblare per ottenere apparecchi elettronici che ci interessano: effetti di luce, timer, porte a infrarossi e molti altri.

La saldatura è un processo delicato a causa delle alte temperature che vengono raggiunte. Tenere il saldatore a contatto con i componenti ne può compromettere il corretto funzionamento. Tenendolo invece attaccato alla basetta si rischia che le piste di rame si separino  da questa. I pezzi da saldare devono essere puliti e non ossidati, in caso contrario vanno raschiati con una taglierina o delle forbici, veli sottili di ossido possono essere rimossi con pasta da saldatura. Ricordiamo che una piccola quantità di questa pasta è contenuta nell’anima del filo per saldare. Per fare una buona saldatura bisogna accostare per pochi secondi il saldatore ai due pezzi da saldare e poi avvicinarvi la lega saldante in modo che una goccia di stagno si depositi e saldi i due pezzi.

Errori di saldatura: bombata e magra.

L’esito della saldatura dipende dalla temperatura del saldatore. Infatti, se questo non è ben caldo o viene tenuto poco a contatto con lo stagno si ottiene una saldatura fredda che ha il tipico aspetto granuloso. La saldatura bombata, detta anche saldatura ‘’grassa’’, viene causata dal deposito di una eccessiva quantità di stagno. Viceversa si ha la saldatura ‘’magra’’, entrambe pregiudicano il buon funzionamento del circuito che si va a realizzare per cui occorre togliere o aggiungere dello stagno. Qualora l’aspetto della saldatura si presentasse a ciambella attorno al piedino del componente allora vuol dire che la saldatura non è avvenuta e bisogna rifare la saldatura magari provando ad usare la pasta per saldare.